Prima di parlare dell'inbound marketing vediamo di capire l'outbound marketing. Quest'ultimo è un termine che raggruppa tutte le strategie pubblicitarie tradizionali, definite addirittura vecchie dalla maggior parte della letteratura specialistica, una definizione che non condividiamo e tra poco spiegheremo anche il perché.
Tra questi metodi abbiamo i classici annunci sponsorizzati che vediamo su Google e sui social media, le newsletter che vengono inviate alle mailing list, tutte le pubblicità sulla stampa, le radio e le televisione. Queste forme di pubblicità raggiungono utenti che possono essere oppure no interessati a quello che proponiamo, li raggiungiamo comunque, con un ovvio spreco economico (considerando che sono tutte a pagamento) dovuto al fatto che una percentuale, a volte piccola a volte alta, non è interessato ai nostri prodotti o servizi. L'unica eccezione potrebbero essere i social media che ci permettono di targhetizzare la tipologia di utente che vogliamo raggiungere, non solo per sesso ed età, ma anche per interessi, cosa che riduce un po' la percentuale di spreco.
Perché non la consideriamo vecchia come la maggior parte dei nostri colleghi? Perché ad oggi è ancora indispensabile per mantenere in vita un e-commerce o qualsiasi altra attività, e lo sarà a nostro avviso ancora per tanti anni, si evolverà, migliorerà, ma non crediamo proprio sparirà, anzi, a nostro avviso aumenterà perché l'inbound marketing da solo purtroppo non basta.
L'outbound marketing viene definito il marketing dell'interruzione, perché interrompe quello che sta guardando l'utente attirando l'attenzione ad esempio su un banner pubblicitario.
Cos'è l'inbound marketing
L'inbound marketing si basa essenzialmente sui contenuti. Questi ultimi rispondono alle domande degli utenti, soddisfano un loro bisogno, attirandoli verso il nostro brand.
È fondamentale che i contenuti compaiano nei giusti canali e nel momento giusto, senza che debbano interrompere l'attenzione dell'utente, così facendo non li infastidiamo ma, al contrario, soddisfiamo una loro necessità e questo li porta a non andare oltre.
Come per altre strategie di marketing anche qui possiamo utilizzare l'esempio del funnel di vendita, ovvero il classico imbuto che man mano si prosegue con la strategia si stringe e lascia passare utenti sempre più interessati al nostro business.
Nel caso dell'inbound marketing nella prima parte dovrà attirare i visitatori, qui ritorniamo al discorso del contesto, ovvero pubblicare i contenuti nei giusti canali, frequentati dal pubblico che ci interessa. Qui dobbiamo attirare le persone più adatte a diventare probabili contatti, facendo una selezione proprio grazie ai contenuti, sarà quello che scriveremo che determinerà chi continuerà a leggere e chi abbandonerà. Per fare questo dobbiamo conoscere molto bene i problemi, gli obiettivi e le abitudini dei nostri probabili clienti.
La seconda parte vede la conversione dei visitatori, ovvero convincerli a lasciarci i loro dati per poterli ricontattare in futuro. Il dato minimo da ottenere è l'indirizzo e-mail, se ci lasciano anche il nome potremo ricontattarli in modo più personale e di conseguenza più incisivo. Tuttavia se riusciamo ad ottenere più dati sarà anche meglio perché più cose conosciamo e più potremo personalizzare il tipo di contatto proponendo solo prodotti o servizi molto mirati in base alle loro necessità.
Ma ottenere i dati non è semplice, bisogna sempre offrire qualcosa in cambio, come ad esempio un pdf da scaricare per approfondire l'argomento, l'accesso a un'area privata del sito web, la visualizzazione di un video, ecc.
La terza fase prevede la conclusione della vendita, ovvero il contatto diventa un nostro cliente. Il problema è che gli utenti potrebbero diventare clienti anche dopo un tempo molto lungo, nel frattempo dobbiamo fare in modo che non si dimentichino del nostro brand. Sempre in sintonia con la politica dell'inbound marketing il metodo migliore è continuare ad offrire contenuti di qualità per tenere vivo il rapporto precedentemente instaurato.
La quarta fase riguarda il post vendita, ovvero continuare a tenere vivo un rapporto col cliente in odo che faccia altri acquisti. Ricordiamoci che è molto più facile vendere una seconda volta a un cliente soddisfatto piuttosto che trovare un nuovo cliente.
Dove fare inbound marketing?
Il blog è sicuramente lo strumento per eccellenza utilizzato da chi fa inbound marketing, anche se poi ci si rivolge ad esempio ai social media per condividere l'articolo è comunque fondamentale avere un proprio blog, non soggetto alle regole di altri e gestibile in completa autonomia senza limitazioni. Gli articoli, se ben scritti e con contenuti originali attireranno molti visitatori sul sito web con tutti i benefici che sappiamo, perché attirerà visitatori interessati e non generici, nella piena filosofia dell'inbound marketing.
Sia gli articoli che le pagine del nostro sito web dovranno posizionarsi sui motori di ricerca, questo ci consentirà di essere visibili al pubblico che cercherà le giuste parole chiave nei motori, ovvero il cosiddetto pubblico interessato. Una buona ottimizzazione SEO e una strategia di link building efficace potranno aiutarci in questa operazione.
In modo errato si pensa sempre che l'inbound marketing sia gratis e che l'outbound marketing sia invece molto costoso e dispersivo. Sul dispersivo può essere vero in alcune occasioni, non in tutte, ma sul dispendioso abbiamo i nostri dubbi. Posizionare le pagine sui motori non è mai un'operazione gratuita, può esserlo lato SEO se siamo degli esperti del settore (ma dubito che un'azienda che vende online abbia competenze specifiche e approfondite in ambito SEO perché richiederebbe un costante aggiornamento e tanto studio), inoltre una buona campagna di link building prevede l'acquisto di lilnk su siti molto rilevanti che li vendono a prezzi non proprio picccoli. È una semplificazione errata dire che è gratis, purtroppo di efficace e gratis nel mondo del marketing non esiste nulla.
Dove passano la maggior parte del tempo speso online le persone? Sui social media ovviamente. Ed è qui che dovremo pubblicare i nostri articoli, magari proprio quelli che abbiamo anche sul nostro blog, condividendoli su più piattaforme possibili.
A seconda del social media scelto dovremo provare a targhetizzare il pubblico che li leggerà e anche qui occorre sfatare il mito del 'gratis'. Oggi per raggiungere il pubblico che vogliamo noi, per espandere il pubblico che li leggerà non basta avere diversi followers, occorre sponsorizzare l'articolo e anche qui occorre pagare.
Le call to action
Abbiamo abbondantemente parlato delle call to action in questo articolo, le CTA sono i pulsanti o i link che invogliano un utente a compiere un'azione, trasformandolo una semplice visita in conversione.
In genere quando arriva sul sito non lo facciamo atterrare in una semplice pagina web ma facciamo puntare il link o il pulsante presente nei nostri contenuti a una landing page, ovvero una pagina costruita ad arte per invogliare l'utente a lasciarci i dati. Come? Ad esempio con un form che se compilato ci invia i dati e permette loro di ottenere qualcosa in cambio, da un contenuto che diventerà accessibile dopo l'invio del form, un video, uno sconto sui nostri prodotti, ecc.
Di solito le landing pages sono pagine abbastanza lunghe, con la possibilità di lasciare i dati o contattarvi in più punti della pagina stessa, con hero images e info grafiche che spiegano in modo semplice i vantaggi che otterrai lascianod i dati, oltre a rispondere a domande o soddisfare necessità grazie a contenuti ben costruiti.
Conclusioni
Abbiamo capito che l'inbound marketing non è una tipologia di marketing interruttiva, ovvero che interrompe quello che l'utente sta facendo per proporre un messaggio pubblicitario, un esempio classico sono i video su Youtube che di colpo si interrompono e mostrano qualche secondo di pubblicità.
Abbiamo anche capito che non è gratis come molti articoli scrivono, ma che ha comunque dei costi più contenuti rispetto all'outblund marketing.
L'inbound marketing è un'ottima strategia di promozione non invasiva, ma è anche un'ottimo metodo per far conoscere il brand e valorizzarlo. Tuttavia ricordiamoci che l'inbound marketing ha come scopo finale raccogliere i dati, se falliamo in questo abbiamo solo fatto girare un po' il nostro brand ed esistono modi meno impegnativi per ottenere questo risultato.
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